lunedì 25 ottobre 2010

La disintossicazione delle banche

Ad un paio d’anni dalla crisi finanziaria è il momento di tirare le somme. Sul banco degli imputati siedono le banche, perché con i loro mutui subprime re-impacchettati e venduti ai risparmiatori sono state le attrici principali della crisi.
Ma vediamo di preciso a quanto ammontano le loro perdite: il Fondo Monetario Internazionale recentemente ha stimato in 2.200 miliardi di dollari le perdite bancarie tra il 2007 e il 2010, una cifra enorme. Sono dovuti intervenire i governi centrali che, alla stregua di genitori premurosi, hanno iniettato liquidità nel sistema. Le banche adesso si stanno gradatamente risollevando: hanno ricominciato a fare utili e ripristinato in parte la fiducia presso i loro clienti.
Quando succedono queste cose il pericolo da scongiurare è che ricapitino ancora, quindi ecco un nuovo accordo sulle banche, il cosiddetto Basilea 3, che sostanzialmente richiede alle imputate un capitale più consistente per far fronte ad eventuali rischi.
Se ben ricordate il problema delle banche era che al loro interno avevano degli assets tossici che non si riuscivano a valutare, dei titoli difficilmente collocabili sul mercato perché non si capiva bene cosa ci fosse dentro. A qualche anno di distanza com’è la situazione?
Secondo uno studio di Mediobanca gli assets tossici delle principali banche europee ammontano a circa 347 miliardi di Euro, il 4% del loro attivo, ma il 52% del patrimonio netto tangibile. Approfondendo l’analisi si scopre che ci sono istituti più esposti (soprattutto Dexia e Deutsch Bank, ma anche Credit Suisse, Barclays, Bnp Paribas e Credit Agricole) e banche che navigano in acque migliori, come le italiane.

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