“Stop alle ganasce fiscali!” E’ questa la richiesta avanzata da una risoluzione approvata dalla Commissione Finanze della Camera. La questione era stata sollevata anche dal ministro Tremonti, e il fatto che la risoluzione sia stata approvata con voto bipartisan conferma due aspetti: in primo luogo davanti alle sanzioni siamo pronti a collaborare con il nemico, e poi, forse, le regole così come sono non fanno il bene di nessuno e vanno veramente riscritte.
In particolare, la risoluzione propone di introdurre maggiore flessibilità nei confronti di quegli imprenditori morosi, ahimè, alle prese con i provvedimenti di riscossione coattiva (tra i quali le famigerate ganasce fiscali). L’atteggiamento che prevaleva fino ad ora era stato l’opposto: cartelle recapitate con una non chiara identificazione delle multe, sanzioni ed interessi per le infrazioni e pronta esecutività dei provvedimenti.
E cosa hanno pensato i nostri legislatori? Di chiedere sostanzialmente tre cose: primo, la possibilità di concedere al debitore un nuovo piano di rateazione in caso di mancato pagamento di una o più rate se effettivamente il contribuente si trova in una situazione di difficoltà economica. Secondo: rivedere la disciplina dei debiti sotto i 2.000 Euro (Equitalia in questi casi dovrebbe limitarsi a mandare solleciti di pagamento, senza azioni esecutive). Terzo: innalzare a 20.000 l’importo del debito al di sotto del quale non è possibile iscrivere ipoteca o procedere all’espropriazione degli immobili.
Dicevamo, la richiesta sarebbe particolarmente gradita anche se appare in controtendenza anche con recenti provvedimenti emanati (e assolutamente pro-fisco!), quali l’impossibilità di compensare tributi erariali se si hanno delle cartelle di pagamento scadute per importi superiori a 1.500 Euro (art. 31 del D. Lgs 78/2010) o l’esecutività delle cartelle esattoriali a partire dal 1° luglio 2011; mi soffermerei su quest’ultima norma perché secondo me ha dell’incredibile: tra un mese, infatti, se arriva una cartella esattoriale, il contribuente è tenuto a versare la metà dell’importo anche se si intende fare ricorso. La domanda è: che questa risoluzione sia solo un contentino per controbilanciare le bastonate –fiscali, s’intende– in arrivo?
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