venerdì 1 luglio 2011

I Tre moschettieri: uno sguardo nel mercato del rating

The investitor right to know”: è questo il principio che ha ispirato la nascita delle moderne agenzie di rating. Henry Varnum Poor, John Moody e John Knowles Fitch, sono stati i primi, seppur in epoche differenti, a condividere un pensiero comune: “il diritto dell’investitore di conoscere”. Grazie a questo pensiero, infatti, sono nate le omonime agenzie, che coprono attualmente la quasi totalità del mercato mondiale del rating.

Queste agenzie nel corso degli anni sono diventate sempre più importanti, specializzandosi con metodi sempre più oggettivi per le loro valutazioni, basate sia su elementi quantitativi, ovvero i numeri di bilancio, sia su elementi qualitativi, come le previsioni sull’andamento futuro dell’azienda.
Sicuramente avrete sentito la notizia che in questi giorni l’agenzia Moody’s ha deciso di monitorare province, comuni e molte delle aziende a controllo pubblico del nostro Paese (per citarne solo alcune: Hera, Eni, Finmeccanica…) per stilare un giudizio, espresso sotto forma di punteggio, sulla loro solidità economica e patrimoniale. Già, perché il compito di queste agenzie è quello di stilare un rating, ovvero un voto, espresso solitamente con un codice alfanumerico sulle capacità di un emittente (sia esso uno Stato un soggetto privato o anche una banca) di rimborsare il capitale e corrispondere gli interessi relativi all’emissione di obbligazioni. Giudizio, che, come si evince dal loro “motto”, serve agli investitori per compiere delle scelte il più possibile ponderate e razionali. 

Cercherò di spiegarmi ancora meglio con un esempio: immaginiamo un piccolo risparmiatore, che decide di investire i suoi risparmi in uno strumento sicuro, con un grado di rischio relativamente basso e che gli renda qualcosa in più del tasso di inflazione: ovvero un’obbligazione.
Oggi in circolazione ci sono ci sono obbligazioni emesse da imprese di tutto il mondo e, grazie anche alla globalizzazione, è semplicissimo scambiarle in tempo reale.
Quando si sottoscrive un’obbligazione bisogna però sempre verificare la solidità finanziaria dell’emittente e le agenzie in questione esistono proprio per questo motivo: i rating sono suddivisi in una apposita griglia che parte dal livello più alto, quello dell’affidabilità massima dell’investimento (questo vuol dire che c’è lo 0,1% di possibilità che l’emittente fallisca nel giro di cinque anni), scendendo fino all’ultimo, quello che ci segnala un grandissimo rischio di insolvenza. Naturalmente è bene ricordare che accettando un rischio maggiore si otterrà anche un interesse maggiore dal nostro investimento, mentre un investimento sicuro ci renderà sicuramente molto meno. 

Torniamo adesso al nostro risparmiatore, al quale, sarà già venuto in mente il caso della Grecia, paese ormai a rischio default finanziario, con titoli del debito pubblico con giudizi molto scarsi ma rendimenti molto alti.  Sicuramente il risparmiatore si chiederà se la ricetta giusta per investire tranquillamente sia quella di seguire alla lettera le indicazioni di queste agenzie. A questo proposito, è bene ricordare che, nonostante i timori nei confronti della Grecia siano stati ben riposti, non sempre i giudizi di queste agenzie si sono rivelati veritieri. Nel corso degli anni qualche abbaglio lo hanno preso anche queste società nel valutare gli investimenti (come il caso Parmalat o Lehman Brothers), ma comunque non si può prescindere da esse: ora i riflettori sono rivolti proprio nella direzione delle banche del nostro Paese, considerate poco affidabili in un momento così delicato. Mediobanca, Bnl, Findomestic e Intesa sono attentamente monitorate già da tempo, ma non bisogna lasciarsi prendere dal panico: il consiglio è quello di sottoscrivere obbligazioni sicure e con i rating più alti, ma di esaminare comunque nel dettaglio la reale situazione dell’emittente per avere un quadro più chiaro.

Se volete approfondire qualche argomento lasciate pure un commento e vi risponderò nel prossimo articolo.

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