martedì 14 settembre 2010

Ma sarà davvero tutta colpa delle banche?

Nei periodi di crisi tutti cercano un responsabile, nella crisi finanziaria che stiamo vivendo sembra che la colpa di tutto sia delle banche. Ora, è pacifico che senza banche non si può vivere, quindi da un po’ di tempo a questa parte i governi si stanno muovendo in due direzioni: da un lato si cerca di capire se devono essere ritoccate le norme che regolano il sistema finanziario, dall’altro si vuole monitorare lo stato di salute delle banche. Sul primo punto è stata approvata proprio ieri Basilea 3, mentre per quanto riguarda il secondo la Federal Reserve si è inventata lo stress test, una valutazione della riserva di capitale delle banche. In pratica la FED e l’autorità di vigilanza bancaria hanno creato un test per determinare se le organizzazioni bancarie più grandi degli Stati Uniti hanno capitale sufficiente a reggere l'impatto di un ambiente economico più difficile rispetto a quanto attualmente previsto.
La reazione europea è stata analoga: il CEBS (Committee of European Banking Supervisors) in collaborazione con la BCE e la commissione Europa hanno effettuato il test sulle principali banche Europee (91 di cui 5 Italiane). Il risultato ha evidenziato una buona capacità delle banche europee a reggere un eventuale peggioramento dell'economia reale nel biennio successivo. Infatti solo 7 non hanno passato l'esame: si tratta della tedesca Hypo Real Estate (già salvata dallo stato nel 2008 e successivamente nazionalizzata), la Ata bank greca e 5 casse di risparmio spagnole: Diada, Cajasur, Espiga, Unnim et Banca Civica. Ovviamente son scoppiate delle polemiche perché il risultato non tiene conto che di certi particolari studiati per non compromettere nessuna delle grandi banche. Inoltre, cosa succederebbe a queste banche se un paese andasse in fallimento? Non si sa. Tra l'altro la percentuale delle banche sottoposte all'esame non è la stessa per tutti i paesi. In Spagna furono sottomesse all'esame il 95% delle banche mentre negli altri paesi solo il 50%. Le 5 banche italiane sottoposte allo stress test (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e Ubi Banca) hanno superato tutte l'esame.
Ma perché gli stress test? Il ragionamento che sta dietro a queste tipologie di azioni si basa su una duplice considerazione. In primis, c'è la premessa a qualsiasi attività bancaria: un istituito deve avere messo un gruzzoletto da parte a copertura dei rischi per il credito concesso ai debitori. È il cosiddetto “patrimonio di vigilanza”, che si compone del patrimonio di base (Tier 1) e di quello supplementare (Tier 2). Secondo le indicazioni di Basilea II, il patrimonio di base (Tier 1), per evitare che la banca non sia in grado di affrontare problemi creditizi, non deve mai essere inferiore alla percentuale del 4% (Tier 1 ratio) di tutti i suoi asset ponderati con il rischio.
Per valutare lo stato di salute delle banche, su cui nel Vecchio Continente molti nutrono dubbi, sono stati per l'appunto pensati gli stress test. Cioè, è stato ipotizzato uno scenario fortemente negativo, valutandone gli effetti sul Tier 1 ratio delle singole società. Con una particolarità: nell'ipotesi negativa considerata, il Tier 1 ratio non deve scendere sotto il 6 per cento.
Sono state individuate due variabili principali. La prima riguarda un peggioramento dello scenario macroeconomico nell'Unione europea: è ipotizzato che, nel biennio 2010-2011, il Pil cresca il 3% in meno rispetto alle attuali stime (il tanto temuto double dip), la seconda ipotesi è che salgano i tassi di mercato.
La polemica infuria sulla metodologia adottata (ad esempio il sistema di valutazione varia da paese a paese!) e sul fatto che gli stress in Europa sono stati condotti dopo che molte banche erano state ricapitalizzate.
In definitiva, lo stress test sembra il primo passo per una presa di coscienza del problema-banche, un modo per diagnosticare le malattie degli istituti finanziari, ma se davvero si vogliono evitare nuove crisi finanziarie si deve fare di più. Prevenire è sempre meglio che curare.

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